La stagione più silenziosa dell’anno qui appartiene alle persone: le tradizionali usanze dell’inverno e dell’Avvento in Carinzia uniscono la gente e offrono l’occasione di vivere insieme e con intensità questa splendida regione.
La stagione più silenziosa dell’anno qui appartiene alle persone: le tradizionali usanze dell’inverno e dell’Avvento in Carinzia uniscono la gente e offrono l’occasione di vivere insieme e con intensità questa splendida regione.
Vieni a scoprire il romantico mondo dell'Avvento carinziano. Sul versante meridionale delle Alpi austriache, con panorami da sogno su montagne maestose, laghi idillici e città storiche... nel magico e suggestivo periodo dell'Avvento.
“Winter is coming” (l’inverno sta arrivando) è l’annuncio di una nota serie TV che trasmette la magia e l’atmosfera del medioevo. La stessa magia che si respira in Carinzia il 4 dicembre: nel giorno di Santa Barbara è consuetudine tagliare e mettere in acqua dei rami d’albero da frutto (di solito ciliegio o melo) o di forsizia. Nella Notte Santa la magia della vita riscalderà il gelo dell’inverno: i rami fioriti in pieno inverno rappresentano il miracolo del Natale e sono simbolo di felicità e benedizione per la famiglia. Una felicità che si estende anche alle famiglie future: le ragazze da marito sono solite dare a ogni ramo il nome di uno dei propri pretendenti. Il ramo che fiorirà per primo, si dice, sarà quello del futuro sposo. Naturalmente può anche succedere che tutti i rami appassiscano. In tal caso alla ragazza non resta altro da fare che attendere l’anno successivo…
Molto in contrasto con questa usanza del tutto pacifica, l’arrivo delle aggressive maschere Krampus e Perchten intorno al 5 dicembre riempie i paesi di rumori, subbuglio e grida. Questi personaggi fanno irruzione in tanti paesi carinziani indossando pellicce arruffate, campanacci e maschere spaventose. Un tempo il loro comportamento era ancora più selvaggio di oggi e serviva a scacciare gli spiriti maligni. La tradizione dei Krampus risale a epoche molto antiche. Secondo molti carinziani, le maschere di Oberdrauburg e Feistritz im Rosental sono fra gli esemplari più belli di tutta l’area alpina. Questa tradizione vivace e spettacolare è soggetta a un’evoluzione particolare: grazie all’influenza della cultura di massa e della mitologia moderna, si è fatta più vivace e ha allargato i propri orizzonti. Elfi e orchi si mescolano alle consuete figure dell’immaginario pagano.
Uno spirito più sacro e più tranquillo pervade le giornate del 5 e 6 dicembre, quando arriva S. Nikolaus. Se i bambini si sono comportati bene, la sera della vigilia possono mettere davanti alla porta un piatto, una scarpa o uno stivale che il Santo, nel suo passaggio notturno, riempirà di nocciole, mandarini, cioccolato e biscotti “Lebkuchen”. San Nikolaus loda o rimprovera i bambini, e nel suo libro dorato può leggere come si sono comportati i piccoli durante l’anno.
La “Rorate” è una tradizionale messa mattutina che deve il nome al canto d’apertura della liturgia cattolica: “Rorate caeli desuper, et nubes pluant iustum”. Un tempo i fedeli raggiungevano la chiesa nell’oscurità al lume delle lanterne. Oggi invece si svolge in chiesa una messa senza luce elettrica che si conclude spesso con un’“agape”, una colazione da consumare tutti insieme.
Così le usanze tradizionali creano comunità fra la gente. Durante l’Avvento, nella valle Gegendtal per tre giovedì sera le persone vanno di casa in casa per augurare agli abitanti salute, benedizione e felicità per l’anno che sta per iniziare. Un tempo questa era un’usanza riservata ai figli dei contadini. Oggi sono anche gli abitanti delle città che coltivano questa tipica usanza natalizia carinziana per non farla dimenticare. Con canti e versi si chiede il permesso di entrare in casa, che di norma viene accordato con l’offerta di un gustoso spuntino per i visitatori beneauguranti.
Una tradizione natalizia piuttosto “affilata” viene praticata nelle valli Lavanttal e Görtschitztal: si tratta del cosiddetto “Roateln”. Prima di Natale, tutto ciò che ha una lama viene affilato e quindi posto sul tavolo, sotto una tovaglia bianca, la sera della vigilia di Natale. Sulla tovaglia vengono posti un “Reindling” (il dolce tradizionale della Carinzia), una bacinella d’acqua benedetta e alcune candele. Le gambe del tavolo vengono avvolte da catene di ferro. Il tavolo rimane così allestito fino al primo giorno dell’anno nuovo. Si tratta di un’antica credenza magica che dovrebbe portare felicità e un buon raccolto ai contadini.
Cibi e piatti speciali sono fra le attrattive particolari dell'inverno e del periodo natalizio in Carinzia. Molte ricette sono legate a occasioni speciali. In alcune zone, quando cade la prima neve, si mangiano le “Apfelradeln”, rondelle di mele immerse in pastella e cotte nel forno. Nella valle Lesachtal è tradizione d'Avvento cuocere in forno a legna il tradizionale “Kletzenbrot”, il pan dolce ripieno di noci e frutta secca.
La sera della vigilia di Natale, nelle zone rurali per tradizione la cena è abbastanza frugale: pasta cotta al vapore con miele al burro o il tradizionale dolce “Stockplattln”. Si tratta di strati di pasta ripieni di marmellata di more e semi di papavero e ricoperti di miele al burro. Nella Carinzia del sud, sulla tavola natalizia si spande il profumo del “grüne Wurst” (salsiccia verde, preparata fresca e non affumicata) con crauti. Solo il giorno di Natale le tavole vengono imbandite in abbondanza con l'oca di Natale o la carpa brasata.
Per il pranzo di Natale ci sono notevoli differenze nel menù fra città e campagna, cultura contadina e abitudini borghesi, ma anche fra le diverse zone della Carinzia.
Il 13 dicembre è il giorno di Santa Lucia. In Carinzia sono quattro le chiese consacrate al suo culto: Altersberg presso Spittal/Drau, St. Luzia ad Aich presso Bleiburg, Rupertiberg nella parrocchia di St. Egyden/Drau e Tratten nella parrocchia di St. Georgen nella valle Gailtal. Secondo la leggenda, la giovane Lucia riforniva di nascosto i cristiani perseguitati in Sicilia, oltre 1.700 anni fa, portando sul capo una corona adorna di candele accese per far luce nelle catacombe. La stessa corona compare ancor oggi simbolicamente nelle chiese a lei dedicate.
A Globasnitz, Kleindorf, nove giorni prima del Natale una statua della Madonna viene portata in processione, ogni giorno in una casa diversa dove rimane per tutta la notte. Durante il cammino verso la casa successiva, i fedeli pregano e cantano. L’ultima casa della processione, quella in cui la statua della Madonna arriva nella Notte Santa, ospiterà l’immagine sacra per 40 giorni, fino alla festa della Candelora (2 febbraio).
Un’altra usanza davvero spettacolare è l’immersione dell’albero di Natale, per ricordare tutte le persone annegate nei laghi... e la Carinzia ne ha tanti. Questa usanza viene praticata in diversi laghi fra cui Wörthersee, Ossiacher See, Silbersee, Aichwaldsee, Millstätter See e Klopeiner See. La domenica che precede il Natale, i primi abeti addobbati a festa già scompaiono lentamente nelle acque dei laghi.
Il 26 dicembre si festeggia il giorno di Santo Stefano. Nella tradizionale vita contadina si trattava di un giorno importante, dedicato al mercato, al commercio dei cavalli e spesso al passaggio di serve e garzoni da un posto di lavoro all’altro. Un’usanza particolare, ancor oggi praticata nel giorno di Santo Stefano, è la “Stefaniritt” (cavalcata di Santo Stefano) con benedizione dei cavalli, che si tiene a St. Stefan, St. Michael, St. Johann (tutti paesi della valle Lavanttal), Keutschach e St. Donat. La benedizione dovrebbe proteggere i cavalli da infortuni e malattie.
In tutta la Carinzia, dopo il Natale girano per i paesi i “cantori della stella” (“Sternsinger”). Questa usanza è particolarmente in voga a Heiligenblut. Le sue origini risalgono al XVI secolo con il canto della stella “Sternlied”, la benedizione della casa “Haussegen” e il canto di ringraziamento “Danklied”. Nella notte dal 5 al 6 gennaio, nove gruppi di uomini accompagnati da musicanti e portatori di lanterne camminano fino alle prime luci dell’alba attraverso il paesaggio innevato, per portare di casa in casa canti di benedizione per l’anno nuovo. I singoli gruppi vengono condotti da un portatore della stella (“Sternträger”) che rischiara la fredda notte con la luce di una stella rotante a più punte, con una fonte luminosa all’interno.
Nel 2010 questa particolare usanza di Heiligenblut è stata inserita dall’UNESCO nell’elenco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
Usanze molto particolari vengono praticate a livello locale. In gennaio, nelle notti che precedono l’Epifania, nella Carinzia del sud compare la figura di “Pehtra Baba”. Si tratta di una brutta vecchia con un fazzoletto nero davanti al viso e un grosso forcone a due punte. “Pehtra Baba” va di casa in casa e in cambio di salsicce assicura protezione contro la sventura per tutto l’anno. Ai bambini la vecchietta regala nocciole e fette di mela.
Il 1 febbraio, la sera della vigilia della Candelora, i bambini di Bad Eisenkappel affidano alle acque del torrente Vellach delle piccole chiesette autocostruite, illuminate all’interno e portate fino al fiume su lunghi bastoni. Durante il medioevo, il torrente costituiva un grave pericolo per il paese, e gli abitanti per sfuggire alle frequenti piene dovevano rifugiarsi in chiesa, in posizione sopraelevata. Per garantirsi salvezza dalle alluvioni, fecero voto di affidare ogni anno alle acque del Vellach una chiesetta illuminata. E fino ad oggi hanno sempre mantenuto la parola.